Baby gang. L’appello di padre Incoronato: “Uniti per il bene dei nostri giovani”

Il sacerdote è intervenuto sulla recrudescenza del fenomeno della violenza di gruppi di minori su altri minori.

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E’ un appello accorato, scevro da inutili allarmismi, quello lanciato da padre Pasquale Incoronato, sacerdote della Chiesa di Napoli, di cui è direttore della Pastorale Giovanile, e da oltre vent’anni impegnato nell’area vesuviana, in particolare nel Comune di Ercolano, nella salvaguardia e tutela dei giovani.

La messa in moto di un progetto, la Locanda di Emmaus, sorta su di un bene confiscato, che ha tolto manodopera ai clan, restituito dignità ai bambini di famiglie meno abbienti e senso di comunità a quelli delle famiglie più agiate.

Il sacerdote è intervenuto sulla recrudescenza del fenomeno della violenza di gruppi di minori su altri minori, le cosiddette baby gang, che sembra affliggere Napoli e la sua provincia negli ultimi mesi, cercando di mettere dei punti fermi circa la situazione giovanile attuale.

Per padre Pasquale al centro di questa violenza vi è soprattutto il mancato dialogo tra adulti e giovani, inteso secondo lo spirito della tenerezza, tanto nominato da papa Francesco.

La mancanza di un contatto tenero, di una comprensione, di un rapporto che si fa incontro porterebbe all’aumento dei fenomeni violenti che sembrano travalicare in questi ultimi tempi classi di appartenenza e situazioni socioeconomiche.

Don Pasquale ha sicuramente ben chiare le dinamiche di povertà in cui versano molti giovani e i contesti, spesso criminali in cui nascono, ma vuole allargare il cerchio della comprensione puntando l’accento sulla mancanza di ascolto delle istanze che vengono dai ragazzi, spesso relegati a oggetti di studio e riflessioni erudite, anziché soggetti da tenere in conto.

Un ascolto che può partire soltanto dalla dimostrazione, dall’esempio di unità che deve scaturire da tutti gli adulti coinvolti.

Chiesa, stato, forze dell’ordine e associazionismo insieme per ascoltare senza cadere nel meccanismo del lanciarsi accuse a vicenda.

“Basta con la parola emergenza”, chiede don Pasquale, criticando quella prassi consolidata nel Mezzogiorno di trasformare tutto in evento estemporaneo che necessita di un intervento. Secondo la visione del sacerdote è giunto il tempo di sedersi ad un tavolo per ideare una progettualità condivisa.

Sito della Chiesa di Napoli