Commercialisti, ecco gli strumenti e le strategie per il passaggio generazionale

In Italia il 70% delle imprese è a matrice familiare e i manager hanno un’età tra i 65 e 75 anni. Lunedì alle ore 14,00 è stato promosso un forum presso la sede dell’Odcec Napoli Nord

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AVERSA – “Un quarto dei leader aziendali si trova in una forbice tra i 65 ed i 75 anni, per cui rimandare la trattazione del passaggio non è più una soluzione rinviabile. Le famiglie imprenditoriali sono l’alveo statisticamente più importante dell’economia nazionale, ed i patrimoni aziendali, di cui solo il 10/15% sopravvive al 2° passaggio generazionale, sono una fonte di valori consistenti che devono essere tutelati.

Noi commercialisti, consulenti d’impresa, abbiamo il dovere di affiancare gli imprenditori in questo momento così delicato”. Lo ha detto Antonio Tuccillo, presidente dell’Ordine dei dottori commercialisti e degli esperti contabili di Napoli Nord presentando il forum “Strumenti e strategie per la trasmissione del patrimonio: la pianificazione del passaggio generazionale che si terrà lunedì 22 ottobre 2018 alle ore 14,00 nella sala delle conferenze dell’Odcec Napoli Nord (via Diaz, 89).

Secondo il consigliere delegato dell’Ordine,  Vincenzo Natale, “In Italia, circa il 70% delle imprese è a matrice familiare, di queste il 25% è guidato da un leader di età superiore ai 70 anni e il 18%, quindi quasi una su cinque, sarà costretta ad affrontare il ricambio generazionale nei prossimi 5 anni”.

“Sul nostro territorio la società semplice è prevalentemente utilizzata per le aziende del settore agricolo, su cui si basa la nostra economia locale, come strumento per la pianificazione del patrimonio rappresenta un’ottima soluzione, perché grazie alla sua grande flessibilità, può svolgere la funzione di “contenitore” di asset patrimoniali, liquidi o illiquidi. Utilizzata a livello di Holding,  può consentire una gestione unitaria di un patrimoni anche consistenti” ha sottolineato Francesco Corbello, consigliere segretario dei commercialisti di Napoli Nord.

“L’organizzazione del passaggio generazionale nelle famiglie imprenditoriali è, senza dubbio, uno dei più frequenti utilizzi del trust, strumento che, per le sue peculiari caratteristiche, ben si presta infatti al raggiungimento dello scopo di organizzare il patrimonio tra i familiari dell’imprenditore e, se occorre, per l’individuazione tra gli eredi e non solo, di colui o di coloro che sono reputati più adatti per assumere il comando dell’impresa oggetto di passaggio”, ha evidenziato Stefano Loconte, docente di Diritto Tributario e Diritto del Trust presso l’Università Lum “Jean Monet” di Casamassima.

Per il notaio Oreste De Nicola “il patto di famiglia è uno strumento su cui il legislatore ha investito molto, intervenendo con diverse modifiche nel corso degli anni, per renderlo sempre più adatto alle esigenze di preservazione dell’integrità del patrimonio aziendale. Il nostro ordinamento, che con il patto di famiglia consente di derogare al divieto di patti successori, ha lo scopo preciso di mettere l’azienda, e la sua continuità, davanti ad altri elementi patrimoniali”.

L’avvocato Tommaso Castiello, incaricato di diritto privato presso l’università di Cassino ritiene che

“nella gestione del passaggio generazionale è importante prestare attenzione al divieto di lesione della quota di legittima spettante agli eredi, in modo che qualsiasi pianificazione successoria, non sia oggetto di azione giudiziaria da parte degli altri coeredi. Decisivo è il ruolo del professionista, sul quale incombono obblighi di cautela ulteriori per garantire la conformità degli strumenti usati al dettato legislativo.

“Azienda e successione sono fenomeni estremamente correlati, ed il passaggio generazionale, che rappresenta un momento molto critico, può tradursi in una grande opportunità se affrontata con l’utilizzo degli strumenti adeguati, verso i quali l’imprenditore deve essere sensibilizzato”, – ha spiegato l’avvocato e dottore commercialista  Luigi A. M. Rossi, che introdurrà e modererà il dibattito. “La successione in azienda che non deve essere frutto di un evento, ma deve essere un processo pianificato – ha concluso -, che può portare anche dei significativi rafforzamenti della realtà imprenditoriale”.